Se qualche anno fa qualcuno mi avesse detto: “I tuoi occhi non sono color nocciola” non avrei avuto il minimo dubbio che questo qualcuno stesse mentendo. I miei occhi sono color nocciola da quando sono nata. Punto. Ma se questo stesso qualcuno, invece di mettere in dubbio un mio dettaglio certo, inopinabile, avesse posto l’attenzione su un mio aspetto discutibile, sicuramente mi avrebbe messa in crisi. Troppo in crisi.
Qualche tempo fa non avevo la minima idea di chi io fossi davvero e di che cosa volessi o non volessi da me stessa e, di conseguenza, dagli altri. E non conoscendomi bene, il parere del prossimo (a torto o a ragione) aveva il potere di gettarmi in paranoia, facendomi scattare in automatico un senso di colpa o di inadeguatezza inspiegabile.
“Se Tizio dice che io sono così sbagliata, evidentemente è vero. Ho fatto di sicuro qualcosa di errato e, come al solito, sono un disastro”.
“Se Caio dice che sono davvero una bella ragazza, forse sta mentendo, anzi sono sicura che ciò che dice sia una bella presa in giro”.
Una sensazione conosciuta, quella di sentirsi in una posizione incerta, traballante.
Ero assolutamente priva degli strumenti necessari per prendere una posizione e dire “Sì, è vero, ho sbagliato e chiedo scusa”, oppure “No guarda, ti sbagli, hai letto male un mio comportamento” o, più semplicemente, “Grazie mille per il complimento”.
Su di me poteva essere vero tutto e il contrario di tutto. Era tutto, appunto, discutibile.
Quando qualcuno riesce a metterci in crisi in modo così profondo, attraverso una critica o una parola positiva, è perché, forse, siamo stati criticati fin da piccoli o non istruiti ad avere un’autostima forte da poter capire chi siamo e cosa vogliamo davvero.
È per questo che poi è facile cadere nella trappola del Vampiro di turno, in quanto questo ci ripropone uno schema a noi già conosciuto, dove siamo schiavi del giudizio altrui (sia in positivo che in negativo) e assolutamente non in grado di difenderci dalle critiche, poiché noi stessi crediamo che queste critiche possano essere vere. E non riconosciamo facilmente la trappola quando questo ci ricopre di (troppe) attenzioni.
Lo svalutarci del Vampiro, dopo averci agganciato con i fuochi d’artificio, è un atto che “accettiamo” senza nemmeno accorgercene perché, in fondo, il nostro inconscio lo riconosce come qualcosa di famigliare.
Se non ti conosci bene, accetti qualsiasi opinione degli altri come una “probabilità” valida.
“Se lo dice lui sarà così (o forse no, boh)!”
Per questo, lo ripeterò fino alla nausea, se siamo sicuri o abbiamo il sospetto di esser finiti in una relazione tossica, dobbiamo fare psicoterapia, capire noi stessi, studiarci nel profondo.
Ad un certo punto, diventa fondamentale capire cosa c’è (e cosa non c’è) dentro di noi, oltre che provare a comprendere ciò che passa nella testa del Vampiro con cui abbiamo a che fare!
È molto importante riportare l’attenzione su ciò che noi sentiamo e vogliamo da noi stessi e da una relazione, oltre a studiare (tramite il materiale proposto dagli esperti) il perché o il percome una persona di un certo tipo si comporti male con noi.
Studiare le dinamiche malate del Narcisista, o Vampiro, è assolutamente decisivo, per il percorso di guarigione. Per quello ci sono studi di esperti veri a cui bisogna fare riferimento e ai quali dobbiamo tanto!
Ma questo è tanto importante quanto fare un percorso su di noi, in quanto le due cose sono collegate. Dobbiamo scoprire perché abbiamo permesso inconsciamente al Vampiro di turno (a suon di giustificazioni) di “fare di noi polpette” e perché non abbiamo avuto gli strumenti per difenderci per tempo (che storia familiare abbiamo?).
Per quanto dobbiamo essere sempre aperti alla possibilità di metterci in discussione (quando iniziamo un percorso su di noi, questo processo non finirà mai), di accettare che con il tempo si cambia e ciò che va bene oggi per noi domani non andrà più bene, allo stesso tempo dobbiamo entrare in contatto con la nostra vera essenza e vederla (e poi accettarla) per ciò che è.
Se qualcuno si avvicinasse a me oggi dicendomi che i miei occhi non sono color nocciola, la reazione sarebbe sempre la stessa, mi farei una grossa risata. Se sempre questo qualcuno, e sempre oggi, venisse da me dicendomi, per esempio, che sono una “fallita” o “una dea scesa in terra” lo manderei sicuramente a quel Paese. Senza passare dal Via.
Perché oggi mi conosco meglio di ieri. E, per quanto io non possa controllare quello che esce fuori dalla bocca degli altri, posso essere sicura di ciò che sono, tenendo conto che il mio percorso è sempre in movimento.
Nessuno può abbatterti moralmente quando conosci bene te stesso.
La cosa più importante è guardarci allo specchio, riconoscerci ed essere contenti di noi in quel momento.
Quello che dicono gli altri di noi sono problemi loro. A maggior ragione se questi “altri” li abbiamo riconosciuti come persone tossiche.
In quel caso, un calcione nel sedere e passa la paura.